Prasomaso è un altipiano che si trova in provincia di Sondrio, sopra il paese di Tresivio.
Situato su uno dei contrafforti del monte Painale sul versante meridionale di quel tratto di Alpi Retiche che dividono la Valtellina dai Grigioni,
Prasomaso è un altipiano abbastanza vasto, a 1250 metri s.l.m., orientato a sud e costituito da prati in dolce pendio, circondati a nord ed a ovest da un grande bosco di antiche resinose.
Prasomaso è un altipiano abbastanza vasto, a 1250 metri s.l.m., orientato a sud e costituito da prati in dolce pendio, circondati a nord ed a ovest da un grande bosco di antiche resinose.
Il monte sovrastante ripara la località dai venti del nord ed il bosco dai venti dell’ovest.
Verso mezzogiorno si prospetta l’ampia valle e la catena orobica con le alte cime del Redorta, del Pizzo del Diavolo della Malgina e del Corno Stella.
A levante guarda l’Aprica e l’orizzonte è chiuso dal maestoso gruppo dell’Adamello.
Il nome è sicuramente ricordato per la storia del passato perché a Prasomaso sono state costruite, nei primi anni del ‘900, delle strutture sanatoriali per la cura della tubercolosi, rimaste in pratica attive e operative fino al 1970.
Le strutture di Prasomaso
Era un’opera sicuramente faraonica per i tempi. La strada allora arrivava solo fino alla frazione di Sant’Abbondio
per cui fu necessario costruire gli otto chilometri di strada necessari a collegare Prasomaso.
Il sanatorio, eretto su un’area di circa sessantamila metri quadrati, venne progettato dagli architetti Brioschi e Giachi.
La Società per i sanatori popolari di Prasomaso si impegnò a costruire a proprie spese non solo in tronco da Sant’Antonio a Prasomaso, ma anche l’altro tronco di strada che ancora rimaneva per accedere in carrozza da Tresivio a Prasomaso
vale a dire quello destinato ad allacciare le due frazioni comunali di Sant’Abbondio e Sant’Antonio.
La mia avventura fotografica nasce chiaramente da pura curiosità e ricerca per i luoghi abbandonati
Mi reco a Tresivio e poi ai Sanatori di Prasomaso in una mattina di Luglio del 2010, certamente non mi aspettavo di trovare un luogo così maestoso ed imponente.
E’ stato difficile trovare un modo per dare un senso agli scatti dentro il sanatorio
Ho cominciato a girare all’interno, facendo attenzione ai calcinacci, ai vetri rotti ed ai tanti oggetti che si trovavano sparsi in modo assurdo.
Dentro la struttura
Molti soffiti erano crollati, sinistri rumori si udivano nei lunghgissimi corridoi
Per dire la verità mi sono immaginato il luogo brulicante di medici infermiere e pazienti
Tutto è in rovina, come il senso che non sappiamo piu dare a luoghi della memoria, che lasciamo cadere, e degradare
Tutte sparse sul pavimento bagnato cartelle cliniche, ricettari, prescrizioni, con tanto di luoghi, date nomi e cognomi, un nodo mi sale in gola, persone sofferenze ma anche speranze, dimenticate sul pavimento.
Salgo al piano superiore dalle immense scalinate, scendo successivamente scendo al piano inferiore.
Tutto sembra irreale, locali di servizio, ammassi di materassi, caldaie
Una strana sala parallela all’altra con un finto specchio, gabinetti medici, immensi e lunghissimi corridoi…
Risalgo ed entro in una sala grandissima, forse il refettorio…
La chiesetta
Una chiesetta all’ esterno si trova in uno stato di assoluto degrado, fanno parte del complesso di prasomaso altri edifici e la portineria,
un’esperienza straordinaria questa dei sanatori
Da queste immagini è nato un audiovisivo realizzato anche con immagini avute in concessione dal signor Rossattini (www.prasomaso.it)
Presentato a Lecco in un circuito audiovisivi alla presenza anche di alcuni ex pazienti dei sanatori.
Prasomaso era un prezioso gioiello, le aiuole ben curate da un esperto giardiniere stavano ai lati del grande viale che portava verso la portineria; il profumo che emanava dai pini si diffondeva nell’aria unendosi a quello più delicato dei roseti in fiore.”
Si ringrazia il Sig Rossattini gestore del sito www.prasomaso.it per le immagini d’archivio
©2010 Luciano Ravasio